Gli riservarono, da allenatore in carica, e ora è anche peggio, le peggiori contumelie. In queste condizioni sarebbe difficile, anche solo logisticamente, organizzare un evento grande e complesso come un Mondiale, ma è anche vero che è allo stesso modo improbabile che l’Arabia Saudita possa avere la forza diplomatica per prolungare una situazione simile per così tanto tempo. Amano i fedeli alla causa non solo durante, ma anche dopo. Allegri è un professionista, con le sue idee, i suoi colpi di genio (Mandzukic all’ala), i suoi limiti (l’assenza dei colpi di genio, come quest’anno, anche per via dell’ingombro-Ronaldo), la sua vita dove non c’è solo il pallone. Sempre, a tonnellate se c’è di mezzo il calcio. Anche lui – argentino – veniva dalla Spagna, da quel Barcellona non ancora ai vertici del calcio mondiale, e fu presentato ai tifosi napoletani, accorsi in ottantamila allo stadio San Paolo, il 5 luglio 1984. Cristiano ha subito promesso di battersi per la conquista della Champions, trofeo che la Juve insegue inutilmente da 22 anni.
Luciano Moggi, che juventino lo è davvero, a chi gli chiese conto di quella scelta, ricordando gli strali del “mascellone” contro Madama dalla panchina della Roma, replicò: “Ma ognuno nel calcio interpreta un ruolo, poi si cambia”. Questo perché, nel caso in cui siano due giocatori destrorsi, quello di sinistra ha lo smash al centro dalla parte del dritto e dunque può colpire in maniera più agevole e potente. Zibì Boniek non ha la sua stella allo Stadium perché, dopo, non si è comportato da vero bianconero. Condivido il post di nickangy quando sostiene che non avendo sceicchi non possiamo chiedere la luna, perché, a mio avviso, è la realtà. Per lui ci starebbe bene una citazione del profeta Geremia: “Non mi sono seduto per divertirmi nelle brigate dei buontemponi, ma spinto dalla tua mano sedevo solitario”. Quando se ne andrà dalla Juventus, e potrebbe essere quest’anno considerato che un no al Real Madrid o club equivalente si può dire una sola volta nella carriera di un allenatore, l’epitaffio di Pavel Nedved sarà lo stesso utilizzato per Beppe Marotta: “Non è mai stato juventino”.
No, entra Romagnoli per Torsidis e a qualche minuto dalla fine Krejci per Masina, poi se potesse continuare entrerebbero Crisetig, Geovani, Mangone e Fontolan. Una mossa che per certe difese è stata letale, se è vero che lanciato in velocità ha saputo attaccare la porta come un’onda inarrestabile, uno tsunami per molti malcapitati difensori avversari che si sono fatti travolgere dalla sua foga senza riuscire a porre un freno ai suoi tagli verso il centro. • Le squadre si sono affrontate in due finali di Coppa dei Campioni. Firenze, 31 luglio 2017 – A sessant’anni da quella storica finale di Coppa dei Campioni (la prima con una squadra italiana) della stagione ’56/’57 la Fiorentina torna a calcare il mitico stadio Santiago Bernabeu. Domenica contro l’Udinese la squadra di Gattuso potrebbe ridurre il gap che si è creato con le avversarie nel tentativo di conquistare al termine della stagione un pass per la prossima Champions League. Il periodo trascorso dal centrocampista brasiliano alla Juventus coincide con il primo di Cannavaro e come il difensore anche lui si è trasferito in Spagna durante l’estate del 2006. Ha vinto il campionato nell’unica stagione disputata al Santiago Bernabéu per poi tornare nuovamente in Italia ed accasarsi al Milan, dopo aver già vestito la maglia della Roma prima del suo trasferimento a Torino.
E questo nostro primo torneo ufficiale lo dimostra. La versione ufficiale è che non aveva più voglia di dire nulla, “una scelta personale” filtra dall’ufficio stampa della Juventus. Quando arrivò al Milan, rifiutò l’invito a cena che il decano dei giornalisti al seguito gli fece e da allora non gli venne più perdonato nulla, fino al giorno del suo esonero. I tifosi della Juventus, questa storia del ruolo, del professionista che fa il suo mestiere, un giorno qui e uno là, stentano ad ammetterlo, anche se il “qui” è positivo. Il guaio è anche che Allegri, anche al Milan, non ha mai dato troppa confidenza, né ai giornalisti, né ai tifosi. Allegri, come ha scritto giustamente Mario Sconcerti sul Corriere della Sera, è un allenatore laico. E’ un allenatore alla Fabio Capello, pure lui mai amato. La verità è che il signor Max non è mai stato amato dai tifosi bianconeri.
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